di Mauro Chiorri
Il primo suono di questa parola mi è arrivato, nel 2011, dall’amico Ermanno Pizzoglio di Biella (tra i più forti e completi alpinisti che conosco) durante una serie di escursioni in Cappadocia da lui guidate.
Alla fine di una di queste escursioni, durante la pausa di riposo, imbocca un sentierino che porta in direzione di una serie di massi più o meno levigati e bellissimi.
Uno sguardo e via veloci arrampicando su e giù con brevi intervalli di sentiero; ci segue la intrepida Sabrina. Alla fine un bicchiere di freschissimo vino, un brindisi e….”abbiamo fatto un po’ di scrambling!”
In seguito più volte ho pensato a questo suono, tra il gutturale ed il melodico, che man mano si è sedimentato nella mia percezione fino a diventare una necessità.
A volte ne parlo con lui e, tra l’altro, vien fuori che un suo amico alpinista e collaboratore di Genova è ben informato: è Andrea Parodi. Vado in “rete” ed ecco subito apparire un “racconto“ pubblicato anche nella “Rivista della Montagna” n. 290 (giugno-luglio 2007), dove sono pure descritti alcuni itinerari di “scrambling” nelle Alpi Marittime e Cozie meridionali).
Ecco anche anche una breve definizione di Corrado Conca, laureato in Scienze del Turismo Culturale presso l’Università di Sassari Guida Escursionistica ed attivissimo in tante attività outdoor:
Poco da aggiungere, solo alcune considerazioni calandoci nella realtà fisica (e quindi mentale per gli eventuali praticanti) relativa al nostro territorio.
Tra molte zone alpine, il territorio sardo ed altre particolarmente rocciose c’è un abisso con ciò che troviamo qui: tanta vegetazione, boschi, macchie, rovi ecc.
Allora farei subito una prima distinzione tra itinerari Classici e quelli di Avventura.
Ad esempio percorrendo la cresta Sud del Dente del Catria da Isola Fossara, la cresta N.O. del Revellone da Falcioni, la Via Alvap da Pioraco si trovano condizioni note e codificate quindi sicure (sempre nei limiti dettati dalla capacità e dalle condizioni meteo). Prima dell’avvento dello Scrambling (ammesso di voler “entrare” in questa nuova tecnica), quindi oggi, tale percorsi sono identificati come difficoltà EE – EEA con passaggi di I-II grado e PD (III); sono frequentati, relazionati, mappati, alcuni inseriti nella segnaletica Cai. Da ultimo, breve e molto interessante, c’è il Sentiero dei Gradoni di S. Silvestro dalla vecchia statale della Gola della Rossa con difficoltà EE.
Sono quindi tra i Classici con l’aspetto più rilevante (quello che fa la differenza con i sotto citati) è che sono “puliti”.
Ho iniziato a cercarne altri e, ad oggi, ne ho trovati sei. Sono per cresta, abbastanza logici ed interessanti ma non paragonabili ai suddetti. La ricerca è stata lunga e faticosa, la percorrenza abbastanza impegnativa in particolare per l’accesso, i passaggi in roccia e su ripidi tratti misti a roccette friabili, erba, vegetazione, rovi, alberelli (a volte provvidenziali). Inoltre per le vie di fuga, l’uscita, il rientro per il quale ho scelto i sentieri.
Non sono assolutamente da considerare delle prime; non ho la minima idea se già percorse, come e da chi. Poco importa. L’ho fatto calandomi nella logica e nella filosofia delle Scrambling, in particolare per mai sopiti stimoli di ricerca quindi di Avventura. Tutto in libera (con corda e qualche accessorio nello zaino).
Ecco, quindi, perché i percorsi di Avventura potrebbero andare a far parte, come fratelli minori, di quelli Classici. Potrebbero, perché la prima azione da fare è quella di ripulirli “dalla testa ai piedi” (il tali casi la pulizia inizia dall’alto).
In un primo tempo ho pensato di non darne notizia perché mentre per alcuni potrebbero essere di facile percorribilità per altri, meno esperti, potrebbero divenire pericolosi.
Anche ora che ho deciso di andare in onda preferisco fermarmi alla prima fase cioè solo quella di informare su questa novità perché in mesi di domande non ho mai trovato un benchè minimo riscontro e quindi…
Ben arrivato… SCRAMBLIG
Mauro Chiorri
Mi rendo disponibile per ulteriori informazioni con mail a: mauro.chiorri@alice.it