la nostra storia

Fabriano è geograficamente ubicata in una fortunata posizione con a portata di mano tutto quanto necessario per svolgere, a buoni livelli, qualsiasi attività in montagna. Oltre a cime, forre, pareti di ogni difficoltà, la natura è stata prodiga nel donare complessi ipogei di valenza internazionale.

E’ normale quindi che a Fabriano esista una associazione come il Club Alpino che dal 1950 opera per promuovere (oltre che l’alpinismo e la speleologia in ogni loro manifestazione) la conoscenza, lo studio delle montagne, la difesa dell’ambiente. Questo patrimonio non è nato e cresciuto spontaneamente, ma con la dedizione di alcuni appassionati, ad iniziare, ovviamente, da quelli che hanno svolto attività prima del 1951, anno di fondazione della sezione.

Molti frequentavano la montagna con le associazioni escursionistiche, da considerare le antenate dei “caini” fabrianesi. La nascita, datata, dell’escursionismo Fabrianese è il 1906 con la Società Escursionistica Fabrianese, Presidente Moscatelli e Presidente Onorario Giambattista Miliani, all’epoca cinquantenne, senza dubbio il personaggio di maggior prestigio ed esperienza. Tra il 1913 e il 1914 prendono corpo la Società Sportiva Excelsior, la Società Sportiva Giano, la Sport Appennino Fabriano. Nel 1919, dopo la forzata interruzione a causa degli eventi bellici, le associazioni si riorganizzano raggruppandosi nelle due principali che continueranno l’attività fino agli anni cinquanta: la Società Escursionisti Fabrianese e la Società Sportiva Excelsior. Oltre alla figura di Giambattista Miliani, emergono quelle di Enrico Zuccatosta e di don Erminio Petruio, i principali artefici della nascita e dello sviluppo dell’escursionismo nei primi cinquant’anni del 1900.

La loro eredità è raccolta e gestita da un gruppo di appassionati che si sono formati sui sentieri del nostro Appennino. Di diversa provenienza, si ritrovano, alla fine degli anni ’40, per costituire una sezione CAI a Fabriano. E’ il 23 gennaio del 1951. Da allora la conoscenza, la cultura e la pratica dell’attività sportiva praticabile in montagna, è sinonimo di Club Alpino. Per la speleologia lo sarà dal 1969. Per alcuni anni, il punto di riferimento rimane la sezione di Jesi, trainata da Sergio Macciò che ha avuto una influenza importante non solo nelle due sezioni, ma in tante altre direzioni a livello regionale e nazionale e sempre mirabilmente coadiuvato da Desiderio Dottori.

L’attività sezionale fino al 1965 rimane quella escursionistica. Fanno eccezione Mario Latini e Mario Zannelli con arrampicate in zona e sulle Alpi e la periodica frequentazione estiva di Ulderico Chiorri in Dolomiti. Aumentano i consensi ed il numero dei soci.

Nel 1969,dall’unione del Gruppo speleologico ASCI Fabriano, legato agli scout locali, e del gruppo Fabriano 3 da poco costituitosi, entra nel CAI la speleologia fabrianese con la denominazione di Gruppo Speleologico CAI Fabriano. Nel 1971, in seguito ad esplorazioni, vengono scoperte la “Condotta dei Fabrianesi“, la “Sala Gentile da Fabriano”, la “Sala Finlandia”, collegando così la Grotta del Fiume con la neo scoperta “Grotta Grande del Vento”. Nel 1973, nella Grotta del Buco Cattivo, forzato il “passaggio della tecnica” si esplorano nuovi ambienti per altri 5 Km. L’attività speleologica prosegue in modo continuo per tutti gli anni ’70 ed ’80.

Successivamente, la speleologia ci ha portato a conoscere zone sempre più distanti, organizzando anche spedizioni all’estero, come: “Yeti ‘89″ in Pakistan ed il “Progetto Serro Blanco” nel Ciapas messicano, negli anni 1999, 2000 e 2001. L’ultima grande esplorazione è avvenuta a Frasassi, scoprendo (insieme al Gruppo Speleologico Marchigiano) nel 2001 il ramo “New Mexico” che regala ai nostri occhi ben 3 Km di grandi laghi e gallerie. L’evoluzione della speleologia ha spinto ad applicare le tecniche di grotta in altri ambienti, come nei chenion e nei ghiacciai.

La speleologia e l’escursionismo sono le due attività che, ininterrottamente, da un secolo rappresentano la struttura portante delle varie Associazioni escursionistiche, prima, e della sezione, poi.

Subito dopo viene lo sci. Il primo, vero, massiccio fenomeno di frequentazione della montagna si deve allo sci da pista che, da noi, appunto, inizia negli anni ’60. Difficile trovare uno sport più affascinante. In genere, quando si parla di sci, l’associazione mentale è subito con la cosiddetta “pista” e con la “settimana bianca”. In casa CAI, calzare un paio di sci acquista un significato più ampio. Le prime notizie, pionieristiche per Fabriano, risalgono al marzo 1925 con Enrico Zuccatosta. Le mete preferite in zona sono i “Monticelli” ed il “Rogedano”. Qui sono organizzati raduni in preparazione delle gare di fondo e discesa.

I tempi sono maturi per dar inizio alla grande avventura dello sci da pista che inizia nel 1964 con la storica, indimenticabile, allegra, pittoresca, quasi “fantozziana” comitiva domenicale. Il “Pullman della Neve”, poi sostituito dalle “Settimane Bianche”, sposta il campo di azione dai Sibillini alle Dolomiti senza cambiare nello spirito l’allegra comitiva.

Nel 1970, intanto, ha preso il via lo sci alpinismo. Il terreno più adatto è, da sempre, il Gruppo dei Sibillini. Dal 1971 al 1986 molte sezioni, tra cui Fabriano, fanno riferimento alla Scuola di Sci Alpinismo “Alti Sibillini”. Scuola sezionale di Macerata, ma con spiccate caratteristiche intersezionali. E’ tra le prime in Italia, al di fuori della cerchia alpina. Il merito va a Giuliano Mainini e Renato Beretta che hanno saputo interpretare il momento storico, supportati da una grande capacità tecnico organizzativa e da elevate doti umane. Il tutto reso gradevole da una sana allegria.

Nel 1989 le sezioni di Jesi e San Severino, per non disperdere energie in tante piccole strutture, decidono di fondare una nuova Scuola che è costituita insieme a Fabriano e Pesaro.

La denominazione è Scuola Intersezionale di Sci Alpinismo “Sibilla”. Con le Scuole, le capacità migliorano permettendo di raggiungere traguardi sempre più ambiziosi nell’Appennino, sulle Alpi ed oltre.

Scivolare sulla neve, con attrezzi leggeri, è sempre stata una necessità per l’uomo.

Per divenire uno sport, da noi, bisogna attendere l’inizio degli anni ’80 con lo Sci da Fondo, sui “binari”, prima e, subito dopo, con il Fondo Escursionismo che, in rapida evoluzione, trova una giusta quanto insostituibile allocazione nelle varie attività invernali, dopo le prime esperienze nell’Appennino, che ben si presta a tale pratica, si vanno a percorrere gli itinerari delle Alpi. Gli appassionati della sciata a “tallone libero” si affidano, dal 1993, alla collaudata Scuola Nazionale “Romeo Leprotto” di Amandola, che organizza corsi a vari livelli fino all’apprendimento della fantastica curva “telemark”, croce e delizia di ogni fondista. Nel 1997 si costituisce l’apposita Commissione.

Camminare è bello! Ed intanto gli escursionisti… vanno! Presi dagli abissi e dalle evoluzioni “nivali”, li abbiamo lasciati al 1965. Arrivano a dar man forte molti amici di Gualdo Tadino che, nel 1986, costituiranno una Sezione autonoma.

Anche correre è bello! E via, dunque, con la “Primavera Fabrianese”. Una classica ormai, con 37 edizioni (al 2012).

Il vero salto di qualità per l’escursionismo si verifica con gli “Accantonamenti estivi”. L’impostazione che dà la sezione è completamente diversa da tutte le altre fino allora conosciute in sede locale. Gruppi anche molto numerosi, ben organizzati, con possibilità di svolgere attività a diversi livelli di impegno e difficoltà. Attività sportiva e giochi vari, la cura dell’acqua prima e dopo il tradizionale pranzo di ferragosto, esibizioni canore, lezioni di ballo, serate culturali… Sono questi gli ingredienti che, oltre all’attività, fanno degli “Accantonamenti” la più valida e piacevole espressione dell’Associazione.

Se camminare è bello e lo stare in allegra compagnia anche, allora perché non favorire altre occasioni? Ecco gli accantonamenti brevi, le uscite di primavera. Dai Monti Lattari, al Parco dell’Uccellina, al Pollino, per citarne solo alcuni. E poi il Parco del Teide, le Isole Eolie…

Momenti magici.

Per non camminare con la “testa fra le nuvole”, per conoscere, occorrono percorsi idonei.

Sono proposti allora degli itinerari tematici di uno o più giorni come:

Fabriano – Castelluccio di Norcia, in quattro giorni; Fabriano – Assisi, in tre giorni;

o come la “Grande traversata del Giubileo 2000” da Loreto a Roma in 13 tappe.

Questo modo di riscoprire la montagna assume sempre più consistenza e consensi.

E’ anche tempo di trekking. Dopo i pionieri degli anni ’50, si riprende nel 1979 proponendo questo modo di andare sui classici percorsi dell’Appennino Fabrianese.

Nel 1981 iniziano i mega trekking con il Parco di Pakleniza in Jugoslavia, il Tassili in Algeria (di particolare interesse) e tanti altri nell’arco alpino.

Il confine tra escursionismo ed alpinismo, tra il camminare e lo scalare è a volte labile, a volte abissale. A Fabriano l’alpinismo nasce nel 1965. Poco prima, Leopoldo Cartoni inizia ad arrampicare con la sezione di Jesi. Frequenta in prevalenza le rocce di Castelletta, dove è medico condotto. Alla fine degli anni ‘50 Vito Bartocci e Mauro Chiorri arrampicano intorno a Fabriano con un inizio molto tormentato oltre che pionieristico. Divieto da parte dei genitori ed in genere di tutto l’ambiente caino. Corda di canapa, moschettoni e chiodi artigianali, forgiati dal fabbro di Cancelli. Si unisce Euro Tisi, già compagno d’avventura di Luciano Lorenzetti. Nel 1962 i tre conoscono Cartoni con inevitabile inizio di un periodo di “carboneria”. Nel 1965 la svolta. Considerato che il processo è inarrestabile, si giunge finalmente ad un compromesso: roccia sì, ma prima un corso.

Direttore Sergio Macciò, con altri istruttori sezionali di Jesi tra cui Desiderio Dottori.

Finalmente si è giunti all’apprendimento di tecniche chiare ed uniformi. Il gruppo si va delineando.

L’attività invernale è dedicata ad un impegnativo escursionismo, con l’uso di ramponi e piccozza per belle salite su tutte le cime dei Sibillini.

Il 1970 segna l’inizio dell’alpinismo sulle Alpi nel gruppo del M. Bianco e Gran Paradiso.

Nel 1971 l’esperienza acquisita permette di dare il via ai Corsi di Roccia con tutti istruttori sezionali. Con formula pressoché identica al primo seguono, a cadenza biennale, altri nove Corsi. Con la costituzione, nel 1991, della Scuola di Alpinismo “Lino Liuti” i corsi diventano intersezionali.  Nel 1994, anche la “Sibilla” diviene Scuola Intersezionale di Alpinismo, oltre che di Scialpinismo.

Come già avvenuto per la Speleologia, gli alpinisti sentono l’esigenza di dar vita al Gruppo Rocciache si costituisce nel 1977.

Con gli “Accantonamenti” l’attività alpinistica compie, come per l’escursionismo, un notevole balzo in avanti di qualità. Si inizia con le “ferrate” poi, timidamente, con qualche facile via in Dolomiti. Avvengono i primi contatti con le guide alpine. E con i ghiacciai delle Alpi.

Dopo alcune esercitazioni, si sale sempre più in alto. Poi, finalmente, al Monte Bianco. E’ l’agosto del 1976.

Dopo le Apuane e le Alpi Carniche, la “carovana” ritorna in Dolomite, a San Vito di Cadore, dove piazza il campo per quattro anni. La fortunata scelta non riguarda solo la località ma soprattutto la possibilità di frequentare alcuni valligiani con i quali s’instaura uno splendido rapporto di amicizia. Sono le guide alpine Marcello Bonafede e Natalino Menegus con Gianluigi De Sandre. Alpinisti fortissimi (pari alla modestia e serena allegria) indicano la via per salite impegnative.

Una direttrice di sviluppo, in questo periodo, dell’alpinismo Fabrianese è la Palestra di roccia di Castelletta. E’ stata pensata ed individuata nel 1976 dal CAI Fabriano che impiega quattro anni per sistemarla con l’apertura di dieci vie. Molto apprezzata e frequentata, subisce ampliamenti e radicali sistemazioni, in particolare negli anni ’89-90, per opera della Scuola di Alpinismo CAI Ancona. La palestra, intitolata alla memoria di Leopoldo Cartoni, è un piccolo patrimonio affidato alla cura, prudenza e buon senso di tutti gli alpinisti.

Il 1980 ed il 1983 vedono impegnati alcuni alpinisti Fabrianesi nelle prime due spedizioni extraeuropee organizzate dalla Sezione. Alpinistica la prima ed alpinistico-esplorativa la seconda. Il 14 agosto del 1980 è raggiunta la cima del Nevado Ràsac di 6040 metri, nelle Ande Peruviane.

Nel Karakorum Pakistano l’avvicinamento è difficile e faticosissimo. A metà vallata, il gruppo esplorativo continua per lo sperduto nucleo abitato di Scimscial. Il gruppo alpinistico inizia la salita per una vetta inviolata. Il 7 agosto del 1983, dopo un bivacco a 5800 metri, una cordata scivola per 150 metri nel ghiacciaio sottostante. A non più di 50 metri dalla vetta, sotto la cima Fabriano. Luigi Gregori e Stefano Galante vi trovano la morte, mentre i due feriti della stessa cordata, sono tratti in salvo dopo sette tremendi, interminabili giorni. Il rocambolesco salvataggio dei feriti, fatto rarissimo a quelle quote, è reso possibile grazie alla capacità di tutti i componenti ed alla bravura dei piloti pakistani.

Il tragico epilogo della spedizione, crea per un certo periodo non pochi problemi.

Poi l’ambiente alpinistico si riprende con sempre più iniziative, con una gran voglia di montagna e di avventura.

Oltre all’apprendimento di nuove tecniche, si mettono in evidenza degli elementi, alcuni dei quali saranno fra i principali protagonisti degli anni ’90. Arriva quindi una forte spallata all’arrampicata soft per stimolare un alpinismo di ricerca su pareti di grandi montagne. Con le ultime “ferocissime leve” usciamo dalla storia per entrare man mano in una cronaca sempre più articolata ed interessante. Fermi restando i valori antichi, prende sempre più campo la tecnica, la ricerca, la preparazione. Le Scuole (“Lino Liuti” e “Sibilla” per Fabriano) diventano sempre più le depositarie di quello che prima si svolgeva in modo frammentario e locale.

L’efficienza e la sicurezza che ne derivano, trovano il massimo riscontro nell’operato dei volontari del soccorso alpino e speleologico.

Excelsior Semper Colanti Ascendere Juvenes, esplicita per esteso la sigla ESCAI che si interessa di escursionismo per i giovani. L’Escursionismo Scolastico diviene, poi, Alpinismo Giovanile con apposita Commissione sezionale del 1989, anno in cui è effettuato anche il primo Corso. I primi interlocutori sono allievi e docenti della scuola media “Marco Polo”, successivamente della “Fermi” e della “Gentile”. Agli incontri negli Istituti, seguono le uscite in zone idonee allo scopo.

E’ storia recente la collaborazione per il progetto del CAD (Centro Audiovisivo Distrettuale) “Istruzione per l’uso del Parco”, nell’ambito della Comunità Montana.

Per gli accompagnatori, non tutto va sempre come dovrebbe e la domanda: ‘ma chi cavolo me lo fa fare?’ qualche volta è legittima. Salutando però a fine gita i ragazzi, si ha sempre la percezione di aver fatto qualcosa che vale.

Anche la cura dell’ambiente è qualcosa che vale. Vale tanto da anteporla a tutto il resto. La nostra presenza a livello locale e regionale è costante. Negli istituti scolastici, negli Enti, in pubbliche manifestazioni. Con le altre sezioni CAI e con Associazioni come il WWF, oggi, ed Italia Nostra, nel passato.

Viene da riflettere sulla frequentazione della montagna oggi, con tutti i soggetti di qualsiasi tipo, che offrono “pacchetti” anche per salire un ottomila, è lecito chiedersi: e allora il Club Alpino?

Vale sempre la pena di rammentare che il Club Alpino è una associazione di volontari, a scopo morale, che trasmette il modo corretto di andare in montagna non solo per camminare, scalare, esplorare abissi, ma anche per conoscere, approfondire, saper indirizzare le sensazioni in una giusta percezione dell’ambiente e delle persone, nel rispetto e nella sicurezza.

Il Club Alpino non accompagna solo la gente in montagna. Prima insegna per frequentare, poi, i luoghi adatti.

 Mauro Chiorri